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LE DEMENZE – CENNI DIAGNOSTICI

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Prendendo spunto dalla mia esperienza psicoterapeutica con anziani affetti da demenza degenerativa, cercherò di illustrare quello che ritengo un approccio relazionale indicato per garantire l’equilibrio narcisistico del paziente, rilanciandone là dove è possibile le risorse cognitive, affettive, ideative.

Inizierò con brevi cenni diagnostici, mi soffermerò sui risvolti psicologici dei disturbi del comportamento, concluderò con alcune considerazioni sulla relazione con il malato di demenza, e sull’ascolto clinico-terapeutico del paziente al fine di poterlo incontrare meglio nella relazione.

demenzaCENNI DIAGNOSTICI

“La demenza è una condizione di deterioramento cognitivo progressivo delle capacità intellettive che compromette la capacità di vita autonoma dell’individuo” (Sanavio e Cornoldi, 2001). È una patologia dell’età adulta e comunque dopo che si è verificato uno sviluppo normale.

Secondo i criteri diagnostici del DSM-IV-TR (2001) la caratteristica essenziale di una demenza è lo sviluppo di molteplici deficit cognitivi che comprendono compromissioni mnestiche (Criterio A1) e almeno una delle seguenti alterazioni cognitive (Criterio A2): afasia, aprassia, agnosia o una alterazione del funzionamento esecutivo.

“I deficit cognitivi devono essere sufficientemente gravi da provocare una significativa menomazione del funzionamento lavorativo o sociale, e devono rappresentare un deterioramento rispetto a un precedente livello di funzionamento (Criterio B)” (DSM-IV-TR, pag.166).

Non viene fatta diagnosi di demenza se i sintomi sopracitati si presentano solo durante il corso di un delirium dovuto ad altre cause.

Le demenze si dividono in Primarie degenerative e in Secondarie ad altre patologie.

Tra le prime le più comuni sono le seguenti: Alzheimer; Fronto-Temporale; Corpi di Lewy; Morbo di Parkinson.

Tra le seconde ricordiamo la demenza su base vascolare; per deficit endocrini e metabolici; su base infiammatoria (HIV; Sclerosi Multipla ecc.); su base carenziale e tossica.

Queste demenze condividono il quadro sintomatologico, differenziandosi per l’etiologia e il decorso, che nel primo caso è progressivo ed irreversibile, nel secondo è in funzione della patologia sottostante.

CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE

La compromissione della memoria è un sintomo precoce rilevante, e riguarda la capacità sia di apprendere nuove informazioni sia di ricordare nozioni apprese precedentemente. Il deficit può iniziare a presentarsi con la perdita di oggetti personali (portafogli, chiavi, ausilii di vario genere), con dimenticanze relative alle attività in corso (un classico è lasciare i fornelli accesi), con un disorientamento spazio-temporale. Nelle fasi avanzate della malattia la compromissione è così grave da  provocare anche la perdita della memoria della propria storia personale, perfino del proprio nome.

Il linguaggio può compromettersi o per un fatto ischemico importante che coinvolge il lobo cerebrale sinistro, oppure può deteriorarsi gradualmente per la perdita della memoria semantica, che non consente più di ricordare i nomi delle cose, ma soprattutto i significati delle parole. L’eloquio quindi diventa vuoto o ripetitivo.

L’aprassia consiste nell’incapacità di eseguire le attività motorie non perchè ci sia un deficit motorio, ma perchè è compromessa la capacità di pianificare, eseguire, monitorare e portare a conclusione un’azione.

L’agnosia è l’incapacità di identificare e riconoscere oggetti e persone non a causa di un deficit sensoriale (vista, udito, tatto) ma per la perdita della memoria semantica.

Infine, la compromissione del pensiero si manifesta nell’incapacità di astrarre e di ragionare, impedendo così l’elaborazione di informazioni nuove e complesse.

Parliamo di demenza quando questi sintomi sono sufficientemente gravi da provocare una significativa menomazione del funzionamento sociale o lavorativo, richiedendo un intervento massiccio da parte dell’ambiente a supporto delle normali attività di vita quotidiana. Infatti, questi sintomi possono presentarsi in forma lieve senza provocare gravi menomazioni anche durante il fisiologico processo di invecchiamento, che può essere contrassegnato da un declino, che quindi non deve essere confuso con un vero e proprio deterioramento.

DISTURBI ASSOCIATI

Le persona affette da demenza possono sviluppare comportamenti decisamente inappropriati e anche pericolosi per la propria incolumità o quella degli altri.

Sono carenti o del tutto compromessi infatti l’introspezione e l’insight, per cui il malato è consapevole solo in minima parte o per nulla dei propri deficit, incorrendo in valutazioni irrealistiche delle proprie capacità. Possono essere sottovalutati i rischi legati a certe attività  (guidare, andare in bicicletta, allontanarsi da un luogo noto) e non riconosciuta l’importanza di altre (lavarsi; alimentarsi). Possono essere presenti comportamenti altamente disinibiti di natura aggressiva o sessuale.

Solitamente sono associati disturbi neurovegetativi importanti; disturbi dell’umore e turbe del sonno; deliri o di tipo nostalgico (convinzione di essere bambini in attesa della mamma, o genitori di figli piccoli) o di tipo persecutorio (convinzione di essere stati derubati); allucinazioni prevalentemente di tipo visivo e uditivo.

Effettuare una diagnosi differenziale è molto difficile, richiede tempo per poter osservare accuratamente la progressione della malattia e valutare  cosa è più opportuno proporre in termini di stimolazione. Una stimolazione adatta richiede la comprensione che la malattia ha modificato profondamente la persona, riducendone molto le capacità mentali, per cui essa dovrà essere molto rispettosa dell’effettiva tenuta senza pretendere prestazioni o risposte che non possono essere messe in campo.

Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

Dott.ssa Palma Minervini

Psicologa-Psicoterapeuta


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